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Il tuo sito non funziona? Chi ha rotto internet?

Se di recente hai provato a usare le tue app preferite o a visitare siti web importanti, solo per ritrovarli improvvisamente irraggiungibili, non sei solo. Negli ultimi mesi abbiamo vissuto una serie di blackout globali frustranti, in cui servizi apparentemente non correlati tra loro—da WhatsApp a Reddit, passando per centinaia di altre piattaforme—sono svaniti contemporaneamente nel nulla.

La domanda sorge spontanea:

Com’è possibile che servizi gestiti da aziende diverse, in continenti diversi, possano crollare tutti insieme?

La risposta svela un compromesso che definisce l’architettura del web moderno: in nome dell’efficienza e del risparmio sui costi, abbiamo costruito un’infrastruttura molto più centralizzata e fragile di quanto si pensi. Una manciata di aziende colossali sostiene una porzione enorme di Internet, e la loro fragilità è diventata la nostra.

In f.technology, con la nostra esperienza che affonda le radici nei primi anni del web (il nostro primo sito risale al 1996), analizziamo questi eventi non come semplici disservizi, bensì come un’opportunità per comprendere le dinamiche reali dell’infrastruttura digitale. Questo articolo esplora le lezioni più impattanti e controintuitive che abbiamo imparato dai recenti, gravi disservizi di giganti come Amazon Web Services (AWS) e Cloudflare. Analizzeremo che cosa sia andato storto per capire perché una parte significativa del nostro mondo digitale possa, di fatto, “spegnersi” in un istante, non per un errore di calcolo, ma come diretta conseguenza delle sue stesse regole di progettazione.

I Fatti: Anatomia di un Blackout Digitale

Prima di trarre lezioni, è fondamentale avere chiari i fatti. Gli ultimi mesi del 2025 sono stati segnati da incidenti che hanno messo in luce la fragilità del sistema.

Data Incidente Provider Durata Impatto Principale
18 Nov 2025 Cloudflare 2h 10m Difficoltà generali di servizio, errori 500
5 Dic 2025 Cloudflare 25m 28% del traffico, siti principali down
5 Dic 2025 Cloudways (indiretto) 25m+ Errori 5xx per clienti con Cloudflare
19 Dic 2025 Cloudways (indiretto) Variabile Problemi di rete intermittenti via Cloudflare
19-20 Ott 2025 AWS 16h Oltre 16 milioni di utenti in 60 paesi
4 Set 2025 Google Cloud Variabile Servizi come YouTube e Workspace in Europa

L’effetto a cascata è stato evidente. Cloudways, una popolare piattaforma di hosting gestito che utilizziamo anche noi su alcuni progetti, ha subito interruzioni indirette il 5 e il 19 dicembre, non per colpa propria, bensì a causa di problemi di Cloudflare [1]. Questo dimostra come la centralizzazione crei una catena di dipendenze che amplifica l’impatto di un singolo guasto.

 

grafico timeline degli incidenti cloud del 2025, con i provider principali e le durate, evidenziando gli effetti a cascata

 

Lezione 1: Un singolo aggiornamento sbagliato può oscurare una fetta di Internet

Uno degli aspetti più allarmanti emersi dai recenti blackout è che la ricerca della massima efficienza possa trasformarsi in un punto di rottura catastrofico. Gli incidenti di Cloudflare sono l’esempio perfetto di questo paradosso. La causa non è stata un attacco hacker, ma un fallimento procedurale interno: prima un aggiornamento difettoso del sistema di “Bot Management”, poi una modifica a uno strumento di sicurezza.

La vulnerabilità chiave risiede nel modo in cui queste modifiche vengono implementate. A differenza degli aggiornamenti software, distribuiti gradualmente, le modifiche di configurazione di Cloudflare sono state applicate “istantaneamente” su tutta la rete globale tramite un sistema chiamato “Quicksilver“. Questa velocità, progettata per offrire agilità, si è rivelata una lama a doppio taglio: un singolo bug ha potuto propagarsi in pochi secondi, mandando offline circa il 28% del traffico gestito dalla piattaforma [2].

L’impatto è stato così grave da spingere l’azienda a una profonda autocritica, come dichiarato nel loro report ufficiale:

“We understand that these incidents are painful for our customers and the Internet as a whole. We’re deeply embarrassed by them, which is why this work is the first priority for everyone here at Cloudflare.” [2]

Questo ci insegna che la velocità, se non bilanciata da un controllo rigoroso, diventa un rischio sistemico. Ma se un errore di codice può propagarsi in pochi secondi, cosa succede quando il problema non è nel software, ma in un singolo luogo fisico?

Lezione 2: Il “Cuore Pulsante” di Internet si trova in Virginia

Quando parliamo di “cloud”, immaginiamo qualcosa di etereo e decentralizzato. La realtà, però, è molto più fisica. Il blackout di AWS del 19-20 ottobre 2025 è stato un fallimento a livello geografico. L’epicentro del problema è stato localizzato in una delle regioni di data center più critiche al mondo: US-EAST-1, nella Virginia del Nord.

AWS è il vero “cuore pulsante del web mondiale”: milioni di servizi si affidano ai suoi server. Un guasto in questa singola regione ha innescato un “effetto a cascata” globale. La causa tecnica è stata un problema di risoluzione DNS legato al servizio DynamoDB [3]. In pratica, i sistemi non riuscivano più a “tradurre” i nomi dei servizi nei rispettivi indirizzi, bloccando la comunicazione.

Questa dipendenza da un’infrastruttura fisica centralizzata crea un altro problema, ancora più paradossale: quando il cuore del sistema si ferma, anche gli strumenti per rianimarlo possono bloccarsi.

 

un diagramma che confronta i costi e i benefici dei tre approcci (grande provider, piccolo provider, soluzione autonoma)

 

Lezione 3: Quando i soccorritori restano chiusi fuori

Forse la lezione più paradossale riguarda il fenomeno delle “dipendenze circolari”: una situazione in cui gli stessi strumenti necessari per risolvere un’emergenza smettono di funzionare perché dipendono dal sistema in tilt.

L’esperienza di Cloudflare è stata emblematica. Durante il blackout, il loro servizio Turnstile (il sostituto dei CAPTCHA) era inaccessibile. Poiché Turnstile era utilizzato anche nella pagina di login della dashboard, i clienti che avevano bisogno di accedere per mitigare l’impatto si sono trovati impossibilitati a farlo [2]. I sistemi di sicurezza sono diventati un ostacolo, rallentando il ripristino.

Questo evidenzia un principio fondamentale che in f.technology applichiamo da sempre nella progettazione di software custom: l’analisi delle dipendenze è cruciale. Come discusso nel nostro articolo su quanto costa un software custom, una progettazione robusta deve prevedere e mitigare tali rischi fin dall’inizio.

Lezione 4: La Centralizzazione è un Compromesso, non un Errore

Se l’infrastruttura centralizzata è così rischiosa, perché quasi tutto il web si basa su di essa? La risposta è che si tratta di un compromesso deliberato tra costi, convenienza e resilienza.

Le aziende scelgono giganti come AWS, Google e Microsoft perché è enormemente più economico ed efficiente rispetto a gestire i propri server. Costruire e mantenere una CDN globale è un’impresa incredibilmente costosa. Servizi come Cloudflare, integrati con hosting di alta qualità come Kinsta, nostro partner certificato, offrono una soluzione potente e accessibile [4].

Questo modello funziona egregiamente la maggior parte del tempo. Tuttavia, l’eccessiva dipendenza da pochi provider crea un collo di bottiglia critico. La soluzione teorica, una strategia multi-cloud, comporta costi e complessità che molti non vogliono sostenere. Come emerge dalle discussioni online, spesso è più conveniente accettare il rischio e, in caso di crisi, “dare la colpa ad AWS” [5].

Questo approccio miope è una delle “red flag” che analizziamo su Francamente.tech: scegliere un fornitore solo per il prezzo più basso, ignorando la qualità, è un errore che prima o poi si paga caro.

 

un diagramma del processo HMD (Health Mediated Deployment) confrontato con il sistema Quicksilver

 

La Voce della Comunità: Tra Frustrazione e Consapevolezza

Le reazioni della comunità online rivelano una crescente consapevolezza. Su X, Reddit e Hacker News, il dibattito è acceso.

Da un lato, c’è chi critica aspramente la dipendenza dalle Big Tech. Un utente su X riflette: “Punti centrali del fallimento, prezzi gonfiati, situazioni di ‘ostaggio’ dei dati. Ho scoperto Filecoin: una rete in cui la matematica, non un CEO, dimostra che i tuoi dati sono sicuri” [6]. L’ironia di app “decentralizzate” che crollano a causa di un’infrastruttura centralizzata non è passata inosservata.

“Guardando app decentralizzate fallire perché l’infra centralizzata va down, non smette mai di essere ironico. Succede continuamente.” – Un developer su X [7]

Dall’altro lato, emerge una visione più pragmatica. Molti riconoscono che la soluzione non è una fuga disordinata verso il self-hosting, bensì una strategia di diversificazione intelligente. L’affidabilità di un provider non si misura solo dall’uptime, ma anche dalla sua capacità di gestire le crisi. La trasparenza di Cloudflare nel pubblicare dettagli post-mortem e nel lanciare l’iniziativa “Code Orange: Fail Small” è un esempio di maturità che provider più piccoli non potrebbero eguagliare [2].

In f.technology, crediamo che la vera resilienza nasca da una scelta informata dei partner e da una progettazione che non ignori i rischi. La nostra esperienza con WordPress a livello enterprise, che gestiamo sin dai suoi albori nel 2003, ci ha insegnato che la sicurezza non deriva dall’oscurità, ma dalla robustezza di un ecosistema sostenuto da una vasta comunità. Affidarsi a soluzioni solide e a partner che dimostrano responsabilità, come Kinsta con i suoi upgrade proattivi a PHP 8.1, è una strategia vincente.

 

un confronto visivo tra tecnologie di nicchia e ampiamente diffuse, mostrando i vantaggi di sicurezza della seconda

 

Conclusione: Un Web Resiliente Ha un Prezzo (e Richiede Competenza)

Questi incidenti rivelano un patto che tutti abbiamo implicitamente accettato: un web più veloce ed economico, ma che opera sul filo del rasoio. Il prezzo della convenienza è la fragilità.

Abbiamo imparato che:

  1. Un singolo errore procedurale può avere conseguenze globali.
  2. Il “cloud” ha indirizzi fisici fin troppo precisi e critici.
  3. Le dipendenze circolari possono bloccare anche i sistemi di soccorso.
  4. La centralizzazione è un compromesso economico, non un errore tecnico.

La nostra vita digitale dipende da pochi “interruttori”. La domanda fondamentale è: siamo pronti a pagare il prezzo—in termini di costi, complessità e competenza—per un web veramente resiliente, o abbiamo accettato che una parte di Internet possa semplicemente “spegnersi” di tanto in tanto?

In f.technology, la risposta è chiara. La resilienza non è un optional, ma il fondamento di ogni progetto di successo. Non si ottiene con soluzioni improvvisate, ma con una strategia consapevole, una profonda conoscenza tecnica e la scelta di partner affidabili. La vera eccellenza non risiede nella ricerca della perfezione, ma nella capacità di anticipare i problemi, gestirli con professionalità e imparare da ogni incidente per migliorare continuamente.

Se desideri approfondire come costruire un’infrastruttura veramente resiliente e affidabile per il tuo business, contattaci per un’analisi gratuita. Il nostro team di esperti, guidato da Giuseppe Trisciuoglio e Andrea Schwibbert (è vero, ci picciono i cognomi difficili 😉 ,  è a tua disposizione per aiutarti a navigare le complessità del mondo cloud e a costruire una soluzione su misura, basata su decenni di esperienza e su una metodologia rigorosa.

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